di Sandro Russo
Visto con notevole ritardo questo film (The life aquatic with Steve Zissou, del 2004) del regista americano Wes Anderson, temporalmente situato nella sua filmografia tra I Tenenbaum (2001) e Il treno per il Darjeeling (2007); entrambi – per motivi diversi – molto apprezzati.
A parte l’interesse per il regista, ero incuriosito per aver saputo (anche su questo sito; leggi qui) che alcune scene sono state girate a Ponza e anche perché il film è una parodia e al tempo stesso un omaggio alla figura di Jacques Cousteau (per altre informazioni su immersioni nella acque di Ponza, leggi qui).
In effetti Ponza si vede solo in brevi sequenze, quando la nave – Belafonte – dell’oceanografo e documentarista Steve Zissou (Bill Murray) viene trainata in avaria nell’isola del suo rivale, e lui va a ‘ricucire’ con la moglie (Anjelica Houston) fuggita con quest’ultimo.
Divertenti alcune invenzioni animate del mondo degli abissi come un cavalluccio marino multicolore, granchi zebrati, meduse luminescenti, e il temibile ‘squalo giaguaro’ (altra creatura fantastica) alla caccia del quale sono incardinate tutte le avventure del film.
Sempre molto curata nelle opere di Anderson la colonna sonora – solitamente extra-diegetica nei film – ad opera di Mark Mothersbaugh (ex cantante dei ‘Devo’), qui non esterna al film, ma suonata con chitarra acustica da uno dei membri dell’equipaggio nei momenti di riposo – quindi interna alla storia: diagetica – vero cantante di bossa nova, con brani (tra gli altri) di Joan Baez e di David Bowie.
Malgrado il titolo e l’ambientazione, il mare – il vero sentimento del mare, intendo – c’entra poco con il film – la storia della preparazione di un documentario per una serie di avventure marine: quindi un film nel film – tutto giocato sulle microstorie interpersonali e tragicomiche dello stralunato equipaggio del ‘Belafonte’, con tanto di abbordaggio da parte di pirati filippini, un cane a tre zampe, paternità incerte e crisi di mezz’età.
Certo Anderson non a tutti piace, per l’atmosfera stralunata, a tratti surreale che si respira nei suoi film; anche per l’inserimento di tragedia in un contesto di base da commedia, che sulle prime si rimane in dubbio non sia uno scherzo anche la morte. Ma la storia, ancorché sgangherata, ha un buon ritmo, un cast eccellente (a parte Bill Murray sulle cui spalle si sostiene tutto il film, Willem Dafoe e una brava Cate Blanchett nella parte di una giornalista incinta – e si guarda con piacere.
Sandro Russo