di Luisa Guarino
Schiamazzi notturni: un aspetto dell’isola all’ordine del giorno, specialmente nel periodo (spero appena concluso) in cui orde di giovanissimi si riversano in case, strade e locali ponzesi. Anzi, definirli solo schiamazzi è un vero eufemismo, visto che questi vandali che molte volte non arrivano neanche a quindici anni, oltre a urlare a tutte le ore, soprattutto di notte e al mattino, distruggono tutto ciò che trovano, e producono cumuli di immondizia ovunque. Per contrasto, e che contrasto, ecco tornarmi in mente le notti e i locali di quando ero bambina, vissuti naturalmente di riflesso per via dell’età. Archeologia musicale, potrebbero definirla i ragazzi di oggi (anche se, attenzione, io amo anche i ritmi e la musica attuali: è il modo e il contesto in cui vengono consumati a Ponza che mi disgusta). I ricordi si affollano. Siamo alla fine degli anni Cinquanta, il balcone di casa, sulla Parata, è spalancato per far entrare il fresco della notte; all’Hotel Bellavista di zia Linda Verde, moglie di Amedeo Mastropietro, i giovani ballano: so che ci sono molti stranieri, soprattutto ragazze. Ogni tanto c’è qualche brano un po’ più veloce ma a farla da padrone soprattutto quando l’ora si fa più fonda, sono certe canzoni americane impossibili da dimenticare pure a distanza di tanti decenni: “Magic moments” di Perry Como, “Love letters in the sand” di Pat Boone (bellissimo, avevo anche una sua foto accanto al letto…), “Only you” dei Platters. Archeologia musicale, d’accordo, ma che colonna sonora in quelle notti, con tante canzoni che cullavano i miei sonni, nonostante lo sforzo per cercare di restare sveglia ad ascoltare.
Qualche anno dopo, attraverso lo stesso balcone, mi sarebbero arrivate altre note e altre voci: la mia prima, unica, irripetibile serenata, anzi, un vero e proprio ‘concertino’. E’ vero che anche allora ero molto giovane, ma mai avrei potuto immaginare, da bambina, di vivere di lì a poco un ‘magic moment’ tutto per me.
Luisa Guarino