di Silverio Tomeo
Conca sonante dove il mare parla
la lingua delle madri e dei ritorni.
Bocca sdentata del vulcano spento
aperta alle onde e al vento.
Calmo abbraccio d’azzurro,
ma a volte schiuma urlante:
e allora non c’è faro né riparo.
Lì si imparava a vincere paure,
ci si iniziava a tutte le avventure.
Scogli taglienti, l’onda che sottrae
da sotto il passo la ghiaia lunare.
Le prove di ardimento dei ragazzi,
i tuffi, le immersioni nell’acquario
che occhieggia dai fondali .
Le lunghe estati dei brevi ritorni,
nel labirinto contorto degli anni,
ad ascoltare la voce delle onde.
Le sue leggende le conserva ancora,
gelosa quella spiaggia,
solo talvolta le vuole narrare
a chi conosce la lingua del mare.
Silverio Tomeo