di Claudia Polla
Durante il mio soggiorno a Ponza, nel tardo pomeriggio mi piace andare a visitare la chiesetta dell’Assunta alle Forna dove l’atmosfera del luogo sacro mi avvolge nel silenzio. Dalle vetrate, spalancate per mitigare il caldo soffocante, irrompono grida di bambini che giocano all’esterno e rumori improvvisi di motorini di passaggio. Mi siedo tra i banchi e mi guardo attorno con la consueta curiosità.
In alto, sulla piccola abside, osservo la singolare rappresentazione dell’Onnipotente che emerge da una nube sorretta da angioletti: sembra quasi galleggiare sospesa nell’azzurro chiaro che colora la volta. Sopra l’altare campeggia il quadro in toni scuri della Madonna ritratta con un’insolita espressione sorridente. Per l’occasione della festività del Sacro Cuore, la bella statua del Cristo a braccia aperte è stata collocata al lato dell’altare, in silenziosa e paziente attesa dei fedeli. Alzo lo sguardo verso la parete di sinistra, alla nicchia dove la statua dell’Assunta attende di essere trasportata trionfante nella processione della festa dell’Assunzione, anche lei accogliente e generosa dispensatrice di grazie e benedizioni per il suo popolo.
Ma tutta la mia consueta ammirazione va alla statua posta nella parete di destra in una nicchia più alta e stretta. Rappresenta l’Immacolata Concezione, con la falce di luna sotto i piedi e una piccola nube sorretta da gioiosi angioletti. La osservo devota e ammirata per la piacevolezza estetica: l’espressione di grazia soave, la lunga chioma ondulata adagiata sul drappeggio bianco e azzurro della veste che ricade morbida sulla nuvola che la sostiene. Emana bellezza e armonia, e una notevole sensibilità creativa dello sconosciuto autore.
Fuori dalla chiesa incontro un amico ponzese, il marinaio Silverio che mi racconta della statuta di Maria situata sulla rocca di Cala Feola: durante un fortunale un fulmine è caduto sulla statua danneggiandola. Aggiunge che è stato un miracolo della Madonna che, attirando il fulmine su di sé, ha evitato che cadesse sulle case vicine. Poi, con un certo orgoglio, dichiara la sua spontanea partecipazione alla collocazione di una nuova statua della Madonna sull’altura che domina Le Forna.
Decido di andare a vedere questa Madonnina e mi incammino tra le abitazioni dietro la chiesa, verso il costone sul mare. Attraverso il cortiletto di una casa che dà su una scalinatella imbiancata e scavata nella roccia e comincio a salire per uno stretto sentiero. All’inizio il passaggio è ripido e un po’ difficoltoso, disseminato di roccia e pietrisco. Posso sentire le punte aguzze sotto i piedi mentre salgo cercando qualche appiglio. Tutto mi fa pensare al racconto di chi è stato a Medjugorie, alla salita sul Monte delle Apparizioni irta di rocce e pietre, ardua eppure miracolosamente superabile persino da fedeli anziani o in precarie condizioni fisiche. Mi viene in mente anche la similitudine con la salita del Monte Carmelo, altra metafora del faticoso cammino della nostra vita.
In compagnia di questi pensieri, percorro il sentiero che si snoda nella caratteristica vegetazione dell’isola costeggiato, nell’ultimo tratto, da una fila di fichidindia carichi di fiori gialli e frutti non ancora maturi. Concentrata per evitare le sporgenze spinose, quasi non mi accorgo di essere giunta alla meta. La Madonnina mi appare di spalle sulla sommità, e un uomo che se ne stava solitario nell’incavo della roccia con un rosario in mano, fa cenno di svoltare a destra per un passaggio più agevole. Aggirando un folto cespuglio, finalmente mi ritrovo ai piedi della statua che domina dall’altura. L’emozione mi sommerge, rivolgo lo sguardo e pensieri di fede alla statua di Maria che mi appare più piccola, poi mi accoccolo sulla roccia ai suoi piedi e lascio spaziare lo sguardo sul panorama bellissimo: dietro di me si staglia lo scorcio verde dell’isola punteggiato dai colori pastello delle case, ai lati osservo le trasparenze di cala Feola e cala dell’Acqua in cui si immergono le rocce colorate fitte di vegetazione a picco sul mare.
Sono rimasta così per un po’, a contemplare quello spettacolo e a respirare il vento e la sacralità del luogo. Poi ho raccolto alcuni rametti di un’infiorescenza profumata, diffusa intorno, e l’ho deposta come umile omaggio ai piedi della Madonnina.
Scendendo giù per il sentiero, ho ripensato alla nuova, meravigliosa sorpresa di quest’isola che mi appartiene ogni volta un po’ di più.