di Raffaele Sandolo.
Il Makatea, goletta partita dall’Isola d’Elba in mattinata, stava navigando verso sud. Era comandata da Gabriello Mattera, della marineria di Marina di Campo. Con cinque persone di equipaggio procedeva con navigazione tranquilla. Costruita nel 1888 col nome di Buona Madre e usata per anni nel trasporto di merci, dopo l’acquisto da parte dell’avvocato Alberto Tempora, romano, venne modificata con l’aggiunta di cabine e bagni per passeggeri dotandola di un motore più sicuro. Aveva uno scafo lungo 27 metri ed era strutturata a brigantino-goletta. Il suo equipaggio era costituito, oltre al comandante, da 3 marinai fra cui un cuoco. Con 11 posti letto, era spesso impegnata soprattutto in viaggi nel Mar Mediterraneo, lungo le coste dell’ Europa meridionale e nelle isole dell’ Africa settentrionale. La velocità di crociera, a motore, era sui 6 nodi. Veniva affittata con tutto l’equipaggio per periodi lunghi, usualmente nei mesi da aprile a settembre. Faceva frequenti viaggi in Francia e Italia ritornando sempre all’Elba nel periodo invernale. Sono indimenticabili i giorni passati nei mari dell’Arcipelago Toscano e delle isole de La Galite, dove c’erano tracce della colonizzazione ponzese avvenuta molti anni prima. Rimangono nella storia dell’immersione i viaggi nel Mar Mediterraneo e le esperienze di ricerca e rilevazione nei fondali più vari.
Dopo alcuni giorni di navigazione, costeggiando le isole di Montecristo e Giglio, il veliero passò da Ventotene e Santo Stefano avvistando poi l’isola di Palmarola e quindi l’ isola di Ponza. Il comandante e i marinai furono incantati dalle bellezze delle coste di tutte quelle isole.
Arrivò a Ponza nella serata. Ancora una volta l’isola, con le sue casette colorate di stile nordafricano e il suo porto sicuro, si apriva alla buona accoglienza .
Già verso la fine del 1700, dopo i tempi splendidi del periodo dell’impero romano e i lunghi periodi bui di abbandono con continui attacchi di saraceni, a Ponza vi erano state visite in amicizia di barche a vela, mosse da motivazioni di ricerca scientifica e storico-religiose. Ricordo il viaggio fatto da Pasquale Mattei nel 1847, descritto nel suo libro “L’arcipelago ponziano – Memorie storiche artistiche”.
Arrivando a Ponza descrisse l’isola con queste parole:- “Ma l’entrata del porto di Ponza, ed il primo aspetto del paesello che lo circonda richiamava i miei sguardi. Però quando venni in maggiore pratica del luogo, mi feci accorto che mal giudicherebbe chi si avvisasse da questa prima impressone argomentare del resto dell’ isola, od anche indovinare dal recinto del porto quello del paese. Infatti una apparenza gradevole, ma modesta architettura, ed una ben disposta prospettiva possono indurre al falso giudizio, che in generale può stare, ma non nel particolare, siccome avvertiremo in prosieguo. In compenso un’originalità tutta propria fa obliare ogni idea di paragone spiacevole.”
Successivamente il Corvisieri, nel suo libro “All’isola di Ponza” parla dei primi approcci di turismo e dei viaggi di E. A. D’Albertis.
“I pionieri del turismo a Ponza furono alcuni privilegiati proprietari di yacht del Touring Club negli anni trenta. Questi fortunati personaggi, così come prima di loro il capitano D’Albertis con il suo Violante, scoprirono l’isola ma non poterono avere degli imitatori a causa soprattutto del regime politico al quale era sottoposta Ponza. Del resto mancavano completamente le attrezzature in grado di accogliere eventuali turisti”.
Verso il 1949-50, sull’isola iniziarono le presenze di giovani sportivi come i pescatori subacquei e dei gruppi di lavoro per riprese documentaristiche e cinematografiche. Cominciarono poi ad avvicinarsi dei naviganti forniti di barche a vela provenienti principalmente dai porti laziali, napoletani, e perfino di altre regioni italiane, per poter passare delle giornate liete e tranquille come pure per ammirare le bellezze dell’isola.
E’ in questo periodo, verso il 1967-’68, che l’affascinante Makatea fa la sua prima visita a Ponza.
Nella splendida rada erano ancorati alcuni panfili e nel porto stavano ormeggiati bastimenti, barche da pesca e alcuni motoscafi. Scesi dal Makatea, i marinai andarono a fare provviste nei negozi lungo i vecchi vicoli del porto. Il comandante, assieme ad alcuni passeggeri, andò al bar Tripoli per prendere un drink e fare una tranquilla chiacchierata guardando il passeggio della gioventù isolana e dei turisti lungo Corso Carlo Pisacane. Fra un sorso e l’altro ammirava anche, in lontananza, le casette colorate della zona di Santa Maria e si godeva la sua serenità nell’ambiente ospitale. Ogni tanto, qualche urlo a distanza lo distraeva ma poi la quiete ritornava con un sottofondo musicale leggero e le note delle canzoni più famose di Peppino di Capri.
Il comandante e i marinai ancora avevano ricordi scolastici della poesia “La spigolatrice di Sapri” e di Carlo Pisacane, morto per l’ indipendenza italiana. Incantati dalle bellezze dell’ isola e dai racconti sui siti storici si ripromisero di ritornare per poter visitare meglio la spiaggia di Chiaia di Luna con il tunnel dell’antica Roma, le Grotte di Pilato e la zona di Le Forna.
Ebbero alcuni contatti con la popolazione e alcuni nomi e cognomi… – Silverio, Gennaro, Silvia, Nunziata… Mazzella, Iodice, Aprea, Avellino, Feola – ricordavano loro persone che vivevano all’Elba, immigrate anni prima dalle isole ponziane. Parlarono con alcune persone che avevano lavorato per molti anni in America del Nord, abitando principalmente a New York, Miami e San Francisco, e che poi erano ritornate a Ponza per una serena vecchiaia fra parenti e amici. Nel porto conversarono anche con alcune persone che avevano pescato nell’arcipelago di La Galite (Tunisia) come pure in Sardegna. Apprezzarono le capacità marinare dei ponzesi e il loro coraggio nell’affrontare il mare. Ammirarono il loro spirito di sacrificio in terre lontane e la loro voglia di crescere, per il bene della famiglia e dei figli.
Il giorno dopo Gabriello e i marinai si alzarono presto essendo prevista una passeggiata verso Sant’Antonio e Giancos. In tarda mattinata il Makatea ripartì facendo rotta su Palmarola, dove erano previste delle immersioni subacquee con fucile e macchine fotografiche. Nel pomeriggio tolsero gli ormeggi veleggiando verso nord per ritornare all’Isola d’Elba.
Il Makatea fu successivamente venduto ad un avvocato di Viareggio che lo tenne per poco. La proprietà passò al fiorentino Alessandro Olschki che lo aveva avuto, anni prima, in affitto. Ci furono problemi per il suo utilizzo e quindi fu venduto a Angelo Dalla Valle che lo portò nel Mar Rosso utilizzandolo per qualche anno come charter. Per i lavori annuali allo scafo il Makatea dovette essere portato a Hurghada (Egitto). Tali lavori non furono mai pagati e il veliero, ormai vecchio e malandato, si adagiò sul fondo, dimenticato da tutti.
Alessandro Olschki, ormai anziano, è morto da qualche mese. Primo direttore della rivista ‘Mondo sommerso’ e pioniere dello sport subacqueo, visse con entusiasmo le sue esperienze giovanili navigando col Makatea principalmente in Italia (Elba, Ponza, Palmarola, Capri, Egadi, Sardegna) e in tutto il Mediterraneo (La Galite – Tunisia, Corsica, Baleari, Arcipelago della Columbretes – Spagna). Testimoniò l’importanza del Makatea con i suoi viaggi di ricerca e piacere facendo riferimento a valenti personaggi amanti del mare “… nomi storici per la storia dell’immersione, fra i quali, costantemente, i fraterni amici Piero Solaini e Paolo Notarbartolo, non dimenticando Alessandro Pederzini, Francesco Sanità, Claudio Ripa, Vito la Volpe, Piero Bernardi, Michela e Lamberto Ferri Ricchi, e tanti altri ancora“.
Rammenta Gabriello Mattera, ora in pensione: “Quando incontro i pescatori di origine ponzese che vivono a Marina di Campo mi vengono in mente quei momenti meravigliosi passati a Ponza. Grazie al Makatea, ad Alberto e ad Alessandro ho potuto visitare splendide isole, incontrare genti con idiomi diversi, navigare lungo coste fantastiche e passare anni incredibili fra bellezze della natura e tesori storici come pure affrontare momenti di pericolo su mari tempestosi“.
Gabriello è ritornato molte volte col Makatea a Ponza, affascinato dal caratteristico ambiente terrestre e marino. Ora vive la sua vita serena a La Pila (Comune di Campo dell’Elba) impegnato spesso in piccoli lavori sul porto, mostrando sovente la sua conoscenza del mare e la sua professionalità nell’affrontare e risolvere i problemi. Talvolta parla con i giovani dei suoi viaggi e delle sue esperienze sui velieri, sempre seguito con attenzione.
Il Makatea e i suoi viaggi nell’arcipelago ponziano assumono oggi un grande significato rafforzando sempre più i rapporti di amicizia fra l’Elba e Ponza.
Raffaele Sandolo
Marina di Campo, 22 maggio 2011