Editoriale

La nostra identità è garanzia di sviluppo economico e sociale

di Giuseppe Mazzella.

“L’attività turistica sarà pianificata in modo tale da consentire ai prodotti culturali ed artigianali tradizionali e alle attività folcloristiche di sopravvivere e prosperare, anziché causarne l’impoverimento e l’omologazione”. Così recita l’art. 4 del Codice Mondiale dell’Etica del Turismo sottoscritto dall’O.M.T. a Santiago del Cile nell’ottobre del 1999. Il senso, che condivido, è chiarissimo. Abbiamo l’obbligo non solo di mantenere vive le nostre tradizioni, e quindi fortificare la nostra identità, ma questa  deve alimentare anche le attività turistiche.

L’identità ponzese, con tutti i limiti e le contraddizioni, è il risultato di oltre 270 anni di storia e merita di essere approfondita e valorizzata. L’arte della pesca, antiche colture, cucina tradizionale, medicina popolare, personalità importanti che hanno vissuto l’isola, momenti ludici e religiosi, sono ricchezze di cui andare orgogliosi, che vanno custodite e fatte conoscere. La migliore conoscenza delle nostre peculiarità è garanzia per una promozione della nostra immagine che nel settore turistico ha grandissima importanza e su cui si combatte una battaglia silente ma furibonda, per influenzare i flussi dei vacanzieri.

Per muoverci utilmente in questa direzione, è però necessario superare stupidi municipalismi, andando oltre la visione limitante del proprio orticello, una tendenza non solo isolana, ma italiana. Sono convinto che una identità forte coincida con un’offerta turistica forte, accattivante e vincente. Per questo dobbiamo evitare di riproporre moduli non nostri, che non ci appartengono, anche se da essi ovviamente c’è sempre da imparare, ma sempre nel senso di prediligere la nostra specificità. L’impegno unitario e non populistico, perché salvaguarda tutti gli interessi e le voci diverse con una partecipazione corale e democratica, potrà rilanciare le “produzioni locali di qualità” in senso lato e costituire un motore di sviluppo economico, sociale ed eco-compatibile. Se, al contrario, ci snaturiamo, perdendo o svilendo la nostra identità, saremo condizionati da modelli altri che ci verranno imposti da un mercato sempre più globalizzato. E’ necessario promuovere noi stessi e non un prodotto falso perché chiunque viva Ponza, la ritrovi ogni volta nella sua folgorante unicità.

Giuseppe Mazzella

 

1 Comment

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  1. Silverio Lamonica

    15 Maggio 2011 at 18:33

    Caro Giuseppe, il tuo discorso non fa una piega: è da condividere in pieno. Purtroppo, a partire dagli anni ’70 – ’80 la “cultura ponzese” si è alquanto snaturata. Ad esempio: sul piano dell’edilizia si è voluto scimmiottare un certo pseudo-gusto “cittadino”, basta dare uno sguardo intorno e notare le porte e le finestre in legno di tante case sostituite con imposte metallizzate, spesso “ottonate”. Usare le porte di plastica bianche o verdi, pur essendo una forzatura, dovuta alla penuria del legno sempre crescente,provoca un impatto molto meno violento rispetto all’alluminio indorato.Stessa sorte è toccata alle ringhiere dei balconi in ghisa, sostituite con quelle in alluminio indorato: un orrore. Ci sarebbe poi da puntualizzare tanto sull’accoglienza dei turisti: io mi vergogno terribilmente quando a Formia o a Roma o in altre città, mi capita di parlare di Ponza con persone che hanno trascorso le ferie nella nostra isola: non sempre i commenti sono lusinghieri, purtroppo. Ci sarebbe molto altro da dire: si tratta di una “corona del rosario” il cui numero di “grani” sembra interminabile. Io penso che molto può fare la scuola in merito. Sono un soggetto ostinato e come tale non cesserò mai di avere fiducia nei giovani.

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