di Noemi D’Andrea
Mi è molto piaciuta, “Una storia incompiuta” di Vincenzo.
È stato un ripercorrere il passato e se vogliamo rinfrescare la memoria su fatti e personaggi che avevo perduto, ed in verità ha focalizzato quella che dovrebbe essere la passione politica, un progetto di vita intorno a cui far ruotare sogni, amori ed esistenza.
Forse è proprio questo che stiamo perdendo e mai come in questo momento di sbandamento qualunquista Ponza può essere il fulcro di questa, mi auguro, ritrovata passione.
La sintesi di Vincenzo ad un certo punto si ferma, come se dopo non ci fosse stato più niente, il vuoto; come se dopo Mario fosse finito qualcosa e su questo non sono pienamente d’accordo: è continuato. Bene? Male? Ma è continuato
E sulla scuola, intesa come strumento di cambiamento e di educazione mi trovo in perfetta sintonia con Vincenzo, ma rimango dell’idea che qualunque luogo, anche il più isolato, permetta ad un’idea di nascere e crescere; qualunque luogo, anche una macchinetta distributrice di caffè in una fabbrica, può essere luogo di idee, di cambiamenti.
Ovunque le persone parlano e si confrontano in modo costruttivo e civile è luogo di educazione e cambiamento. Ma la potenzialità della scuola è enorme, vuoi per il bacino di utenza, vuoi per il ritorno, sicuro.
Ma di certo non è solo la scuola capace di un cambiamento radicale e di questo, ne sono sicura, Vincenzo ne è cosciente.
C’è stata una proposta, magari ne arrivano altre.
Oggi c’è una grande necessità di confronto e di dialogo, c’è il bisogno di evitare di infangarsi nella melma del degrado che ci circonda.
E questo prima che politico, è un dovere civico, a mio avviso.
Forse per la redazione di Ponzaracconta sarà difficile gestire confronti che comporteranno sicure divisioni. Ma sento anche che i lettori di Ponza racconta hanno un’anima diversa da alcuni utenti di FB, senza voler offendere nessuno!
E poi scusatemi, cosa c’è di meglio di un sano confronto, costruttivo e civile, tra le persone? Da soli non si va in nessuna parte.
In questo Ponza e l’amore che si nutre per lei farebbero da collante, un po’ come un filo di Arianna da tenere per raggiungere uno scopo unico: custodire e proteggere l’isola da chiunque voglia stravolgerla.
Raccogliere la storia è un dovere ma aver voglia di fare qualcosa sta diventando, a mio avviso, una necessità.
Forse come dice Mario la giornata di dibattito è un modo iniziale per affrontare il problema, un timido approccio per iniziare a discutere, esporre e proporre.
Il resto verrà da sé.
Noemi D’Andrea