Silvio Campanile era figlio di Enrico e di Ciravegna M. Enrica, nato a Roma il 24 Giugno 1905. Prima impiegato e poi commerciante, iscritto al partito comunista.
Per la sua attività di giovane antifascista a Roma, il primo Dicembre del 1926 viene condannato a 5 anni di confino a Lampedusa, perché ritenuto istigatore di un presunto attentato a Mussolini. Da lì, il 1° Aprile 1927, viene trasferito a Ustica, dove resta fino al 17 Luglio 1927. Successivamente viene trasferito a Lipari dove sconta il confino fino al 28 Novembre 1931, quando viene prosciolto.
Rientrato a Roma, riprende i contatti col Partito.
Il 25 gennaio del 1932 viene nuovamente arrestato per “persistente pericolosità politica” e condannato a 5 anni di confino a Ponza .
A Ponza Campanile conosce Maria Bosso e i due s’innamorano. Anche la sorella Giuseppina si fidanza con un confinato, Carlo Fabbri. Era proibito a quel tempo alla cittadinanza ponzese intrattenere rapporti con i confinati politici, e gli amori di Maria e Giuseppina finiranno per travolgere la mansueta e onorata famiglia Bosso. Nel giugno del 1935 Giuseppina viene accusata dalla polizia fascista di favorire la corrispondenza tra i confinati e il continente e di intrattenere rapporti con gli stessi, con la complicità del postino, suo zio Amerigo Bosso. Al termine dell’interrogatorio, la Commissione Provinciale di Littoria la riconosce colpevole e le commina due anni di ammonizione.
Il postino Amerigo Bosso viene subito licenziato, insieme a Francesco Bosso detto Ciccillo, fratello di Giuseppina, impiegato come Guardafili. Amerigo e Ciccillo perdono così, da un giorno all’altro, il prezioso posto di lavoro, con grave danno per la famiglia.
Ma l’amore di Giuseppina è una cosa seria, serissima, non certo un capriccio. Il 5 maggio del 1936, con la proclamazione dell’Impero, Giuseppina viene prosciolta e nell’agosto dello stesso anno sposa Carlo Fabbri.
Tutte queste vicende resero difficilissimo il rapporto tra Maria e Silvio Campanile, a cui intanto, il 3 gennaio del 1935, era stata ridotta la pena a tre anni.
Tornato in libertà, Campanile rientra a Roma ma viene espulso dal Partito perché ritenuto “ravveduto”. Ciò nonostante la polizia non lo cancella dagli elenchi dei sovversivi pericolosi e continua a tenerlo sotto stretto controllo.
Silvio e Maria riescono finalmente a sposarsi e a vivere un po’ in tranquillità con il piccolo Enrico che nasce nel 1936. Ma non c’è tempo per pensare alla famiglia. A Roma Campanile riprende i contatti con altri gruppi antifascisti e dopo la caduta di Mussolini, insieme a Placido Martini e Mario Magri, fonda il partito l’Unione Nazionale per la Democrazia, entrando così, dopo l’8 settembre del 1943, in piena attività clandestina nelle file della Resistenza romana.
(Continua)