di Franco De Luca
La residenzialità, ovvero l’incoraggiamento a risiedere a Ponza (in contrasto con quanto sta avvenendo da un po’ di anni, giacché i Ponzesi preferiscono risiedere per la maggior parte dell’anno in continente) può trovare soluzioni, ne sono certo.
Ma altrettanto certo è che tali soluzioni necessitano, senza mezzi termini, di una POLITICA. Ossia di scelte che impegnino normativamente le Autorità locali a deliberare atti, tesi a migliorare la qualità della vita isolana. Scelte che devono trovare risonanza con quelle dei singoli individui.
Questo accordo (difficile) deve costruirsi, a partire dalle generazioni più favorevoli ad accogliere rinnovamenti (da qui il mio guardare alla Scuola). Ma ritorno all’oggi.
Oggi la situazione vede la latitanza di una qualsiasi POLITICA da parte delle autorità locali. Ma deserto è anche il versante “privato” della politica. Giacché non vedo gli “operatori economici”, o quelli “turistici” impegnati a realizzare prospettive di miglioramento (…miglioramento ‘generale’ intendo, non quello privatistico ). Per cui i singoli ponzesi, infine, vengono dietro al loro arbitrio. Condizionati essi da due fattori:
Primo: l’invecchiamento della popolazione;
Secondo: la disaffezione della popolazione giovane a presentarsi come fattore attivo di rinnovamento;
Cosa ne consegue? Che la residenzialità non è nemmeno vista come un “problema sociale”.
Chi resta a vivere a Ponza, in definitiva ?
a – chi non può andarsene perché non possiede in continente un alloggio proprio, o una fonte di reddito, o un impiego (lavoro);
b – chi può fare a meno dei supporti che i servizi sociali offrono (ospedalieri, di svago, di miglioramento culturale ed economico).
Chi resta considera la sua permanenza come un “sacrificio”, una “ pena”. Ed è tanto lacerante questa condizione che è diventata il metro discriminatorio per essere riconosciuti “ponzesi”: “Se patisci pure tu i disagi dell’inverno puoi dirti ponzese, diversamente sei uno che viene a Ponza soltanto per divertirsi”.
M’accorgo però che proseguendo su questa strada finirei per aizzare lacerazioni ideologiche, sentimentali e anche umorali. Per cui mi porto su un percorso che ci può far riflettere più serenamente. E allora propongo questa domanda :
QUALI SONO LE PIACEVOLEZZE DI UNA RESIDENZA STABILE A PONZA ?
Sono convinto che soffermarsi a riempire di affermazioni questo vuoto potrebbe agevolare la discussione sulla residenzialità.
Mi fermo qui in modo da trovare, con l’apporto di altri pareri, una strada per continuare.
Franco De Luca