di Luisa Guarino
Benedetto Club Azur! Grazie a lui ho imparato il francese “accussì”, come dice la famosa canzone “Reginella”. Ma andiamo per ordine. Era la fine degli anni ’50 e a Ponza, alla Torre dei Borboni per l’esattezza, ogni estate venivano gruppi di studenti stranieri, per lo più francesi, per vacanze studio organizzate credo dal famoso professor Baridòn. Allora, quando non ero alla Caletta a fare il bagno con mio fratello e i nostri amici comuni, trascorrevo l’intera giornata all’osteria di zia Concettina e nonna Fortunata, “Il rifugio dei naviganti” proprio all’inizio di Via Roma. Oggi quell’osteria si chiamerebbe bar ma allora, si sa, erano altri tempi. I gruppi di giovani francesi del Club Azur si alternavano durante l’estate ma a me sembravano tutti uguali: tutti belli, disinvolti, le ragazze in bikini, i ragazzi con il ciuffo o i capelli corti corti.
Quelli che rimanevano fissi per l’intera stagione o quasi, erano i capigruppo, due fratelli: ma ricordo solo il nome di uno, André, detto Dedè. Molti di loro facevano molto spesso il bagno alla Caletta, proprio come noi (che in realtà ci andavamo proprio tutti i giorni).
Così avevamo cominciato a conoscerci, a frequentarci, a scambiare qualche parola. Alla fine dell’estate avrei frequentato la seconda media, classe in cui a quei tempi si iniziava lo studio della lingua straniera, che per me sarebbe stato il francese (all’epoca l’inglese non era granché di moda). Senza quasi accorgermene, giorno dopo giorno, grazie ai ragazzi del Club Azur, non solo imparavo vocaboli, verbi e qualche espressione della lingua d’oltralpe – che incanto la sua musicalità! – ma soprattutto conquistavo una pronuncia invidiabile, quella che puoi acquisire solo dai madrelingua. Me ne sono resa conto solo all’inizio dell’anno, alle prese per la prima volta con la lingua straniera: i miei compagni annaspavano, non vi dico poi cosa succedeva con la famosa erre. Io? Ero semplicemente la migliore della classe, anche se cercavo di non farlo pesare. E il prof di francese mi faceva sempre leggere, come esempio. Certo, ero molto più brava di lui: grazie Club Azur!
Ma c’è un altro ricordo legato a quei giovani e al locale di zia e nonna: la cosiddetta “Operation marsalà”, con l’accento sulla a. Tutti i pomeriggi, al ritorno dal mare e prima di salire alla Torre dei Borboni per la doccia e la cena, il gruppo dei ragazzi francesi si fermava nel nostro locale, passaggio obbligatorio, per bere un bicchierino di marsala. Oggi lo chiameremmo ‘aperitivo” ma alla fine degli anni ’50 per i nostri amici francesi e di conseguenza per tutti noi, quella era semplicemente “Operation marsalà”.
Benedetto Club Azur.
Luisa Guarino