di Dante Taddia
Non si chiamava discoteca allora, e forse night club non era neanche necessario, ma semplicemente Mariroc.
La parola evocava di per sé un’associazione di mare e roccia, o roccia sul mare o rocca sul mare, di esotico.
Un accumulo di pensieri e di immagini uniche e insostituibili.
Un poco più basso della Torre, ma sempre arroccato sullo scoglio, il Mariroc era l’istituzione per eccellenza dello svago vacanziero serale, anzi notturno.
Una terrazza assolata fino alle otto di sera e che bruciava per il sole che aveva dardeggiato tutto il giorno sulle sue mura bianche, si trasformava con pochi tavoli, accarezzati dalla brezza notturna che si levava dal porto sottostante, in un paradiso quasi unico.
In questo paradiso, quali sacerdotesse investite dalla missione di turbare i sonni dei giovani e soprattutto quelli dei meno giovani, si muovevano flessuosamente, alle note dell’orchestrina che rigorosamente dal vivo scandiva le melodie romantiche di Bruno Martino e di Fred Bongusto alternandole ai primi twist e al conturbante e sensuale cha cha cha, loro, le ragazze della Torre.
Che serate! Di profumi di mare e salsedine, di abbronzanti meno pretenziosamente complicati degli attuali ma sicuramente più sani e che sapevano di buono; di crema Nivea che copriva abbondantemente le scottature da esposizioni troppo prolungate al sole dell’isola, di nasini spellati e arrossati zigomi adolescenziali, ma già fin troppo conturbanti.
Si spandeva quel profumo di crema e talco da bebè, mescolato a quello di sapone con un “costoso profumo francese che vi costerebbe 20.000 lire il boccettino” come citava il carosello della Camay, su corpi di donne acerbe ma in grado di scatenare grandi passioni.
Per lo meno nei pensieri dei ragazzi!
“Ma tu uarde ‘stu rattuse! e che bella femmena s’a pigliate…”
(Per rattuso si intende una persona – di non più giovane età, ora potremmo dire maturo, allora era detto “nu viecchie rattuse” – particolarmente incline alla… rattusaggine, appunto: attività di ricerca a scopo amatorio e relativo espletamento della suddetta… non solo con gli occhi!)
Quello in genere era il commento dei vari ragazzi “volpe” che non erano riusciti a raggiungere “l’uva” dei loro desideri, e il rattuso che c’era riuscito era magari un giovane di 30 anni !
Certo che le ragazze sapevano come far fruttare la loro bellezza e gioventù, e i rattusi… ci venivano apposta a Ponza!
Dante Taddia